...cosa state pensando in questo momento...???
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Meno 1 meseeeee..... daiiiii Torino 
"a passeggio nei Sogni" 
..si può avere un Lucio Corsi come migliore amico??





Madonna davvero...

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Quando passi un evento traumatico, dopo un intervento, un incidente, un lutto e cose simili, c'è la convinzione che "il peggio sia passato".
Forse è cosi per molti. La verità è che nel "dopo", hai tanto tempo in cui pensare al perché è successo a te, e trovi spesso in ogni situazione successiva (riabilitazione, realizzare l'accaduto) una difficoltà che sembra insormontabile, quasi da sembrare sopraffatto e di non farcela.
Penso in questo momento al fatto che sembra che i giorni non passino mai ed al tempo stesso passino troppo in fretta per poterli vivere come vorresti.
Il peggio spesso non è l'evento in sé, il peggio talvolta sono le conseguenze e in quegli attimi devi avere al tuo fianco solo ottimi amici, persone che ti amano ed una passione che ti stringe il cuore per vivere la vita.
Forse è cosi per molti. La verità è che nel "dopo", hai tanto tempo in cui pensare al perché è successo a te, e trovi spesso in ogni situazione successiva (riabilitazione, realizzare l'accaduto) una difficoltà che sembra insormontabile, quasi da sembrare sopraffatto e di non farcela.
Penso in questo momento al fatto che sembra che i giorni non passino mai ed al tempo stesso passino troppo in fretta per poterli vivere come vorresti.
Il peggio spesso non è l'evento in sé, il peggio talvolta sono le conseguenze e in quegli attimi devi avere al tuo fianco solo ottimi amici, persone che ti amano ed una passione che ti stringe il cuore per vivere la vita.
Molto bella l'intervista su Tuttosport...
...si, avete letto bene...
Anche il mondo dello sport ha a che fare col capitano.
...si, avete letto bene...
Anche il mondo dello sport ha a che fare col capitano.
Sa...Lento Violento
Cem ha scritto: 22 feb 2025, 15:39 Quando passi un evento traumatico, dopo un intervento, un incidente, un lutto e cose simili, c'è la convinzione che "il peggio sia passato".
Forse è cosi per molti. La verità è che nel "dopo", hai tanto tempo in cui pensare al perché è successo a te, e trovi spesso in ogni situazione successiva (riabilitazione, realizzare l'accaduto) una difficoltà che sembra insormontabile, quasi da sembrare sopraffatto e di non farcela.
Penso in questo momento al fatto che sembra che i giorni non passino mai ed al tempo stesso passino troppo in fretta per poterli vivere come vorresti.
Il peggio spesso non è l'evento in sé, il peggio talvolta sono le conseguenze e in quegli attimi devi avere al tuo fianco solo ottimi amici, persone che ti amano ed una passione che ti stringe il cuore per vivere la vita.
Matteo, ritrovarsi da soli nel buio, è preferibile all'essere in compagnia nei momenti belli, ma con persone dall'Anima frivola (non mi vengono in mente definizioni più consone e non volgari).
È proprio nei momenti di cui tu parli che tutti (o la maggior parte) si eclissano.
Nessuno vuole avere a che fare con il lutto o la malattia... se c'è da fare festa e attingere ad un qualche "banchetto" (di condivisione, partecipazione, scambi, favori, momenti leggeri...), ne troverai tanti...
Se sei a terra... è molto diverso.
La nostra sola ricchezza e compagnia siamo noi. Gli altri sono una presenza provvisoria.
La Lealtà è passata di moda...

"Ho grande maestria con il cemento rapido".
tu tu tu...
Io però vorrei spezzare una lancia a favore di chi non c'è, ma correggetemi se sbaglio, accetto spunti di riflessione.
Io in questo anno in cui ho dovuto affrontare la perdita di un padre non mi sento di aver avuto la giusta vicinanza o il giusto interesse nei confronti del mio dolore, ma appunto il dolore è il mio, l'elaborazione di un lutto, come l'affrontare una malattia, o riprendersi da un incidente non sono cose facili da gestire già di per sé, figuriamoci per gli altri, magari ci si sente in difficoltà nel chiedere, non si sanno le domande giuste da fare.
Anche se forse basterebbe chiedere "come stai", con il rischio che dall'altra parte si possa ricevere una facile risposta oppure una risposta complicata da gestire.
Chissà forse per capire le cose alcune persone le devono provare sulla propria pelle e basta.
Io in questo anno in cui ho dovuto affrontare la perdita di un padre non mi sento di aver avuto la giusta vicinanza o il giusto interesse nei confronti del mio dolore, ma appunto il dolore è il mio, l'elaborazione di un lutto, come l'affrontare una malattia, o riprendersi da un incidente non sono cose facili da gestire già di per sé, figuriamoci per gli altri, magari ci si sente in difficoltà nel chiedere, non si sanno le domande giuste da fare.
Anche se forse basterebbe chiedere "come stai", con il rischio che dall'altra parte si possa ricevere una facile risposta oppure una risposta complicata da gestire.
Chissà forse per capire le cose alcune persone le devono provare sulla propria pelle e basta.

Ho capito cosa intendi... (a prescindere da quello che sto per scrivere).
Il "Come stai?" è diventato ormai un triste "intercalare", una frase privata del suo Valore e buttata lì per avviare una discussione, riempirla, o fare bella figura ("Sono una brava persona che si interessa dello stato altrui e merito considerazione").
Prima di chiedere "Come stai?" a qualcuno, ci si dovrebbe assumere la responsabilità di mettersi all'ascolto di qualsiasi genere di risposta, domandare per prima a se stessi se si hanno anche i mezzi, per fare agli altri una domanda del genere.
Chi suo malgrado si sia trovato in una situazione di disperazione, o dolore, sa benissimo che dietro il "Come stai?" spesso si nasconde la malcelata presunzione di una risposta positiva, allegra, colorata.
Che sia vera o finta, ma positiva.
Provate a rispondere "Male" ed indagate sulle reazioni.........
Ad un "Come stai?" autentico, dovrebbe seguire un "Cosa posso fare per aiutarti?".
Anche perché spesso non sappiamo nemmeno noi come stiamo, come possiamo dirlo agli altri?
E se chi ce lo chiede fosse qualcuno a cui non vogliamo "spiegare", come stiamo?
Quindi porre questa domanda, presuppone: mettersi all'ascolto, rendersi utili, dare per scontato che ci sia un certo livello di confidenza, che l'altro si trovi ad un livello di consapevolezza tale da sapere come sta.
Io ad esempio non lo so come sto, posso dire male, e che mi serve aiuto concreto.
Il "Come stai" buttato lì lo trovo di una superficialità spaventosa, perché già conosco le reazioni.
A tutti quelli che si scocciano mi piacerebbe rispondere "Inopportuna è la tua domanda, non la mia risposta".
Sempre specificando che è anche giusto che ciascuno si pianga le proprie sofferenze ed impari ad affrontarle/conviverci, ma in teoria siamo esseri umani, e dovremmo prendere per mano quelli che si trovano nell'oscurità.
Sembra come il "Tvb" che in troppi buttavano sui diari di scuola, o come chiusura agli sms...
Stranamente era sempre "Tvb" e quasi mai "Ti voglio bene"... talmente profondo era l'Affetto, che si risparmiava pure il tempo di scrivere il concetto per intero.
Peggio ancora "Io ci sono".
'Sta coppula.
Sicuramente chi non è in grado di fare luce, è meglio che si sposti.
Chi non è in grado di restare al suo posto, saldo nei Sentimenti e nella Lealtà, è meglio che certe cose non le dica proprio.
Il vecchio adagio "Meglio soli che male accompagnati", sempre tremendamente scontato, quanto vero.
Il "Come stai?" è diventato ormai un triste "intercalare", una frase privata del suo Valore e buttata lì per avviare una discussione, riempirla, o fare bella figura ("Sono una brava persona che si interessa dello stato altrui e merito considerazione").
Prima di chiedere "Come stai?" a qualcuno, ci si dovrebbe assumere la responsabilità di mettersi all'ascolto di qualsiasi genere di risposta, domandare per prima a se stessi se si hanno anche i mezzi, per fare agli altri una domanda del genere.
Chi suo malgrado si sia trovato in una situazione di disperazione, o dolore, sa benissimo che dietro il "Come stai?" spesso si nasconde la malcelata presunzione di una risposta positiva, allegra, colorata.
Che sia vera o finta, ma positiva.
Provate a rispondere "Male" ed indagate sulle reazioni.........
Ad un "Come stai?" autentico, dovrebbe seguire un "Cosa posso fare per aiutarti?".
Anche perché spesso non sappiamo nemmeno noi come stiamo, come possiamo dirlo agli altri?
E se chi ce lo chiede fosse qualcuno a cui non vogliamo "spiegare", come stiamo?
Quindi porre questa domanda, presuppone: mettersi all'ascolto, rendersi utili, dare per scontato che ci sia un certo livello di confidenza, che l'altro si trovi ad un livello di consapevolezza tale da sapere come sta.
Io ad esempio non lo so come sto, posso dire male, e che mi serve aiuto concreto.
Il "Come stai" buttato lì lo trovo di una superficialità spaventosa, perché già conosco le reazioni.
A tutti quelli che si scocciano mi piacerebbe rispondere "Inopportuna è la tua domanda, non la mia risposta".
Sempre specificando che è anche giusto che ciascuno si pianga le proprie sofferenze ed impari ad affrontarle/conviverci, ma in teoria siamo esseri umani, e dovremmo prendere per mano quelli che si trovano nell'oscurità.
Sembra come il "Tvb" che in troppi buttavano sui diari di scuola, o come chiusura agli sms...
Stranamente era sempre "Tvb" e quasi mai "Ti voglio bene"... talmente profondo era l'Affetto, che si risparmiava pure il tempo di scrivere il concetto per intero.
Peggio ancora "Io ci sono".
'Sta coppula.
Sicuramente chi non è in grado di fare luce, è meglio che si sposti.
Chi non è in grado di restare al suo posto, saldo nei Sentimenti e nella Lealtà, è meglio che certe cose non le dica proprio.
Il vecchio adagio "Meglio soli che male accompagnati", sempre tremendamente scontato, quanto vero.

"Ho grande maestria con il cemento rapido".
tu tu tu...
D'accordo su tutto, anche su quel "io ci sono", lo uso anche io e su me stessa lavoro per essere empatica e provare ad esserci davvero, perché comprendo anche la voglia di non chiedere aiuto, ma di aspettarselo.
Ma posso dire anche che a forza di essere empatica e ascoltare i problemi di chi me li espone arrivo poi ad un livello di sopportazione pari a 0 ed esplodo male.
Comunque è un discorso delicato.
Cem, forza!
Ma posso dire anche che a forza di essere empatica e ascoltare i problemi di chi me li espone arrivo poi ad un livello di sopportazione pari a 0 ed esplodo male.
Comunque è un discorso delicato.
Cem, forza!

Esatto.
Che poi attenzione, per "aiuto", nessuno che mi porti la spesa, che paghi i miei conti o le mie bollette, o che subisca le mie lagne fino alle sei del mattino.
Aiuto= un sorriso, una parola gentile.
Un "Buongiorno" detto di cuore.
È tutto gratis.
In ogni caso, Cem, forza!
Che poi attenzione, per "aiuto", nessuno che mi porti la spesa, che paghi i miei conti o le mie bollette, o che subisca le mie lagne fino alle sei del mattino.
Aiuto= un sorriso, una parola gentile.
Un "Buongiorno" detto di cuore.
È tutto gratis.
In ogni caso, Cem, forza!

"Ho grande maestria con il cemento rapido".
tu tu tu...